Note di regia
Nel nuovo allestimento “C’era una volta Cenerentola” di F. Monteverde cambiano l’atmosfera, il sapore e l’ambientazione, ma non i valori di una preziosa coreografia del repertorio del Balletto di Roma, che persistono in una danza cui bastano pochi tratti di riferimento per proiettarsi verso temi d’attualità, colti con umana sensibilità. Si percepisce, nei brividi di Händel, una malinconica tristezza che caratterizza il tempo presente, svelata dalle angosce dei soprusi familiari e patriarcali. Scavando a fondo di un’apparente semplicità, emerge una massa tumultuosa di materiale complesso. Nel linguaggio di Monteverde c’è introspezione, richiamo all’ingiustizia, voglia di emancipazione e quell’umiltà destinata a durare per sempre: la convinzione che questi valori possano esplodere in sentimenti puri come l’amore e la felicità, trasuda in tutto lo spettacolo, dalle luci ai costumi e al trucco, sino all’originale scenografia, che rimanda a un collegio di altri tempi ma sempre attuale.
Secondo Monteverde quella di Cenerentola è una storia apparentemente semplice: rivalità tra sorelle, desideri inespressi che finalmente si realizzano, la virtù premiata anche se vestita di stracci, la punizione per i malvagi e gli sfruttatori. In realtà sotto questa superficie lineare e apparentemente trasparente si nascondono dei complessi sentimenti inconsci, che sono poi alla base del successo della storia di Cenerentola nel corso dei secoli, e che tracciano il percorso di crescita e di sviluppo della personalità, fino alla piena realizzazione del sé.
1° atto: In un collegio del Nord Europa, Cenerentola viene maltrattata dalle altre allieve (anche uomini nei ruoli) e isolata a causa della sua bravura e della sua bellezza. Sono in particolare la maestra-matrigna (ruolo en travesti) e le due sorellastre a perseguitarla. Mentre le altre fanno lezione, Cenerentola è esclusa, percossa e umiliata. Di notte le altre allieve dormono nel dormitorio. Finalmente sola, Cenerentola può lasciare libero sfogo alla propria disperazione. Mentre danza, le lucciole la rivestono di luce: circondata dal loro splendore, anche lei potrà andare al ballo.
2° atto: Tutte le ragazze del collegio in agitazione si preparano per il grande ballo. L’eccitazione tocca il massimo quando irrompono in scena i cadetti, guidati dal Principe. Al ballo, il Principe danza con Cenerentola ed è rapito dalla sua bellezza. Questo ovviamente scatena ancora di più l’odio e l’invidia delle altre ragazze. Quando suonano i dodici rintocchi della mezzanotte, Cenerentola fugge lasciando dietro di sé la scarpetta. Nel finale, il Principe la ritrova: bellezza, bravura e bontà ricevono il premio meritato.
L’introspezione è un tema-chiave in questo spettacolo ed è proprio scavando a fondo di quell’apparente semplicità, che emerge una massa tumultuosa di materiale complesso e in gran parte inconscio; questo crea un contrasto fra la sua superficiale semplicità e la sua sostanziale complessità, un contrasto che suscita un profondo interesse per la storia e spiega come, durante i secoli abbia conquistato milioni di persone. Nel linguaggio di Monteverde c’è richiamo all’ingiustizia, ripristino di quell’innocenza, voglia di emancipazione e insieme quell’umiltà destinata a durare per sempre: la convinzione che questi valori possano esplodere ed esprimersi in sentimenti puri e folli come l’amore e la felicità, trasuda in tutto lo spettacolo dalle luci ai costumi e al trucco, sino all’originale scenografia.
Credits
Coreografia e regia
Fabrizio Monteverde
Musica
Georg Friedrich Händel
Scene
Fabrizio Monteverde
Ideazione costumi
Santi Rinciari
Light designer
Emanuele De Maria