Un percorso di formazione e disciplina che l’ha portata a vivere le prime esperienze con la compagnia.
La danzatrice Annalisia Falciglia entra al Balletto di Roma a soli dieci anni. Oggi, dieci anni dopo, ci racconta un percorso fatto di formazione, dedizione e crescita, che l’ha portata a diventare un’artista matura e professionale all’interno della stessa struttura che l’ha vista nascere e crescere come danzatrice. Tra sacrifici, studio costante e passione, il suo cammino incarna i valori fondanti del Balletto di Roma: la disciplina, la determinazione e la professionalità. Dalla sala prove ai grandi palcoscenici, Annalisia ha attraversato ogni tappa della formazione fino a calcare le scene accanto alla Compagnia, portando con sé un’identità artistica forte e consapevole. Come lei stessa racconta: “Il Balletto mi ha dato tanto, e io voglio restituire altrettanto con la mia arte.”
Scopri l’intervista completa e lasciati ispirare dalla sua storia.
Annalisia, parlaci di te e della tua formazione.
Sono Annalisia, vengo dall’Abruzzo, precisamente Lanciano. Ho iniziato a studiare danza perché avevo e ho una grande passione, infatti, ho chiesto a mia madre da piccolissima di fare danza ma all’inizio non voleva, fino a che all’età di sei anni mi ha iscritto in una piccola scuola in Abruzzo e li ho intrapreso il percorso con la maestra Serena Genovese. È stata lei, ingannando mia madre perché non voleva farmi fare audizioni, a portarmi a Roma per fare l’audizione al Balletto di Roma, nel 2015 e avevo 10 anni. Ho iniziato facendo l’audizione per la Summer School e alla fine dello stage, dopo essere stata visionata dagli insegnanti e nel mio caso dalla Signora Jorio, mi hanno ammesso al terzo corso accademico classico e da lì è cominciata la mia esperienza a Roma. Mia madre inizialmente non voleva lasciare il lavoro e la famiglia in Abruzzo, ma ha pensato a quello che era il mio interesse e mi ha chiesto se fossi sicura della mia scelta, così mi sono presa a dieci anni la piena responsabilità della mia scelta e sono andata avanti.
Quindi quali sono stati i sacrifici che hai dovuto affrontare?
Mia madre aveva un lavoro in Abruzzo e ha dovuto lasciare mio fratello e mio padre lì perché l’unica a potermi seguire era proprio lei, non voleva lasciarmi a dieci anni da sola; quindi, ci siamo trasferite e inizialmente facevamo avanti e indietro tra l’Abruzzo e Roma, perché ero piccola e lei non voleva staccarmi bruscamente da mio padre e mio fratello. Mia madre ha dedicato totalmente il suo tempo a me fino ai miei 15 anni, mi è stata completamente di supporto. Poi le cose sono andate migliorando. Il mio sacrificio era tanto perché la mia vita erano la danza e la scuola. Dopo i 15 anni sono diventata più autonoma e riuscivo a gestirmi meglio e ci ha raggiunti mio fratello qui a Roma. È stato un sacrificio che parte dalla mia famiglia, ma ormai si era creata l’abitudine di questa vita un po’ spezzata tra Abruzzo e Roma.
Quanti anni hai passato nella formazione e quando sei entrata a far parte del Corso di Avviamento Professionale?
A 15 anni c’è stato il mio punto di svolta, sono arrivata al settimo corso accademico e appena ne ho avuto la possibilità ho svolto il mio percorso nell’indirizzo neoclassico-contemporaneo essendo stata presa al Corso di Avviamento Professionale. In pratica mi hanno dato una doppia possibilità: o continuavo con l’ottavo corso oppure mi davano la borsa di studio per il CAP. Quindi, ho iniziato il mio percorso al CAP con Valerio Longo, poiché era appena arrivato nella scuola.
Raccontaci i tuoi anni passati al CAP.
Io ho lavorato con Valerio Longo e la maître e assistente Roberta De Simone dal mio primo anno di CAP. All’inizio del percorso studiavamo soprattutto il repertorio della compagnia e, attraverso il CAP, sono entrata in contatto con tanti coreografi ed insegnanti come Pablo Girolami, con la compagnia Bellanda, che è stato il mio primo effettivo lavoro, poiché prendevano ballerini esterni e mi hanno dato la possibilità con un ragazzo di esibirci in un Festival della Scienze nella coreografia “Arido” nel 2023. Ciò ha dato inizio ai miei lavori e alle varie esperienze con il Balletto di Roma, perché appunto il CAP è un corso che ti avvia alla professione, e dopo due anni che vedono come sei e cercano di farti crescere sotto il punto di vista professionale, iniziano ad arrivare lavoretti. Dopo questo lavoro ho fatto delle esibizioni curate da Valerio Longo, insieme alla mia compagna di corso Camilla Candiolo, come ad esempio la creazione degli “Stati dell’acqua”, ospiti del festival in Puglia nel “Gran galà internazionale della danza” 2024 a San Severo con Rossella Damone, portando una sola parte dello spettacolo, un’anteprima del debutto effettivo dell’agosto dello stesso anno. Con le coreografie di Valerio Longo sono andata a Padova per “La sfera danza” sempre con Camilla, con la coreografia “Eco Kai Narcissus” e al Teatro Lirico di Cagliari dal 7 al 16 febbraio lavorando nello spettacolo “La Gioconda” ballando per la prima volta nel mondo del Teatro Lirico.
Invece quando ha avuto inizio la tua esperienza con la Compagnia del Balletto di Roma?
La mia esperienza con la compagnia è cominciata una volta tornata da Cagliari. A me ed alcuni miei compagni di corso, ci hanno detto di iniziare a lavorare nelle lezioni con la Compagnia, durante la mattina, e ci siamo trovate in questo nuovo ambiente, di certo non facile inizialmente, perché si tratta di un ambiente con professionisti e di grande livello; quindi, la sfida era proprio quella di riuscire ad entrare in questo contesto con persone professionali. Abbiamo imparato con la Compagnia lo spettacolo “Otello”, molto velocemente, poiché noi eravamo a lavorare a Cagliari, quindi io, Camilla e Andrea Pignoli, abbiamo imparato rapidamente le coreografie che alcuni miei compagni avevano già imparato essendo entrati prima in sala con la Compagnia. Eravamo in prova dalla mattina alla sera cercando di imparare e perfezionare Otello. Oltre a “Otello” ho lavorato anche “La Dernière Danse?” con Miki Matsuse, che ha scelto personalmente nel cast della Compagnia me e Viola Alessi.
Parlando appunto della Compagnia, com’è avvenuto il tuo primo approccio con il coreografo Fabrizio Monteverde?
Il mio primo approccio con Monteverde è stato con i primi lavori del CAP. Il primissimo incontro è avvenuto con lo studio del “Bolero” ma la prima coreografia portata allo spettacolo di fine anno è stata la mazurka di “Coppelia”.
Nel momento in cui eri in prova con la Compagnia per il debutto di “Otello”, quando hai visto il coreografo?
Il coreografo Monteverde è venuto a visionare le prove e ha selezionato i ballerini per il primo e secondo cast di “Otello”. Lui ha scelto di mettermi nel primo cast e da qui è iniziato tutto. Con Azzurra Schena, la maître della Compagnia, abbiamo iniziato a lavorare e pulire ciò che era necessario. Inizialmente il cast di Otello era composto da 14 danzatori ma, dopo averci visto provare, il numero complessivo è diventato 20, con l’aggiunta di noi del CAP, comunicandoci poi che il cast da 20 si sarebbe esibito in prima nazionale a Parma. Inoltre, Azzurra ci ha comunicato che non solo ci saremmo esibiti a Parma, ma anche in tournée in Cina.
E cosa porterete nella tournée in Cina con la Compagnia?
In Cina, per la mia prima volta, porteremo sia “Otello” che “Giulietta e Romeo”.
Abbiamo quindi iniziato a lavorare “Giulietta e Romeo” che è andato già in scena in Cina nel 2023 e nel 2024, e io danzerò quest’anno nel corpo di ballo. È proprio incredibile, perché ho sempre visto danzare la Compagnia dalla parte del pubblico e l’altro giorno, il 21 maggio a Parma con “Otello”, essere con loro sul palco mi fa pensare che ho intrapreso la strada giusta, qualcuno sta credendo in noi, ed è una crescita incredibile. Non sarebbe possibile se non ci fossero persone che ci supportano così tanto.
Cosa pensi di questo percorso al Balletto di Roma e dei risultati che hai raggiunto?
Credo che la cosa più importante sia la formazione. Se noi siamo arrivati ad avere un posto nelle produzioni della Compagnia è perché c’è un’alta formazione dietro, e un gran lavoro che gli insegnanti del classico e contemporaneo fanno. In dieci anni ho lavorato con ogni insegnante del Balletto di Roma, principalmente con Tavernier e Garagozzo nel classico, ma anche lo studio della tecnica Graham e Horton del contemporaneo. Mi hanno dato una forte formazione classica che ora mi permette di lavorare su vari campi.
Quando ritieni sia avvenuto il salto professionale?
Per quanto riguarda il salto professionale io l’ho avuto effettivamente con Valerio Longo, lui mi ha permesso di approcciarmi al mondo lavorativo e di cambiare il mio approccio al movimento formandomi completamente nel mondo contemporaneo. Sono figlia del suo stile, devo molto a lui e a tutti gli insegnanti che fanno parte del mio percorso.
Cos’è per te il Balletto di Roma dopo dieci anni trascorsi lì?
Per me il Balletto è casa, sono cresciuta lì dentro. Il Balletto ha visto le parti più belle e deboli della mia persona, quando dico che mi ha formato intendo anche caratterialmente. Questo sacrificio di stare a Roma e cambiare la mia vita mi ha portato a cambi emotivi e paura delle scelte sbagliate, avere una consapevolezza dietro. Ho avuto momenti di crollo ma la cosa più bella è che io sono riuscita grazie al Balletto ad esprimere la mia arte, che non è semplice, perché se hai un posto dove ti senti libera di esprimerti riesci a stare bene e a superare ogni problema, in questo caso è il Balletto di Roma, ho sempre trovato grande appoggio nelle persone a partire dalla segreteria, agli insegnanti e compagnia.
Quali sono i tuoi punti di forza e quali invece credi di dover migliorare?
La mia qualità è la presenza scenica, interpretare al 100% il ruolo che sto facendo, entrare nel personaggio, quando metto piede sul palco. Entrare in contatto con il personaggio mi viene molto naturale. Quando il mio corpo sente la coreografia, la musica ei dettagli del coreografo, è come se tutto venisse da sé. Quando la memoria non è più un ostacolo ho accesso libero alle emozioni e le metto dentro. Lavoro tanto il personaggio, anche cercando di personalizzarlo, ritengo sia un lavoro personale. Devo perfezionare la tecnica, la precisione e l’approccio con la Compagnia nella pulizia del movimento e quella coreografica, devo ancora migliorare tanto.
Quali sono le tue prospettive future?
Prospettive future? Vorrei rimanere con il Balletto di Roma fino a che posso, ma in generale nel mio futuro vedo la danza e il lavoro con la Compagnia, magari con il Balletto. Il Balletto mi ha dato tanto e io voglio dare altrettanto con la mia arte. Inoltre, studio anche all’università di Scienze della formazione, ho tanta voglia di imparare.