Junior Company: il debutto di Mirko Peter Odhiambo nel ruolo di Coppelius

Continuano al Balletto di Roma le interviste ai danzatori della Junior Company, che sono alle prese con lo studio del balletto “Coppelia”.

Segue l’intervista al danzatore Mirko Peter Odhiambo, che sta studiando il ruolo di Coppelius.

Cosa si prova a studiare il ruolo di Coppelius?

Devo dire che, in questo caso, la cosa più difficile è entrare nel personaggio dato che si differenzia da tutti gli altri per il forte carattere. Deve rappresentare il diverso, l’escluso, la “pecora nera” del gruppo oltre che riuscire a cercare di trasmettere il fascino di Coppelius pur sempre mantenendo la qualità tecnica. Penso sia questa la cosa più difficile.

Hai affinità caratteriali con il personaggio che stai studiando? se è sì quali, se è no raccontami la modalità di ricerca di esse.

In realtà non ho molte affinità con il personaggio. Coppelius risulta un carattere cupo, abbastanza introverso, che comunque non riesce ad esprimersi. Io mi reputo una persona abbastanza solare, estroversa, mi piace fare conversazione e sono una persona aperta alle relazioni mentre Coppelius anche nell’attitudine, ha sempre le spalle chiuse, guarda in modo torvo e mai un sorriso. Nel superare le difficoltà di questi aspetti caratteriali del personaggio ho i miei modi anche se a volte mi dicono di sbloccarmi ed andare oltre. Inoltre, io sono un ballerino Street e quando mi ritrovo nelle competizioni sperimentali, tra lo Street e il contemporaneo, mi piace entrare in uno stile più “animalesco”; quindi, cerco di assimilare il mio carattere e il mio stile torvo ed istintivo che assumo nelle competizioni al personaggio di Coppelius, anche se non sono propriamente paragonabili, ma per me l’atteggiamento è molto simile e cerco di portare quindi questa mia caratteristica.

La parte più difficile, che temi di più?

La parte che ritengo più difficile del balletto sono le parti tecniche, in particolare modo i giri, come ad esempio quelli in attitude.

Qual è il momento dello spettacolo che ti emoziona di più danzare?

Il pezzo che mi emoziona di più è il mio primo assolo, nel quale mi sento completamente padrone del palco, in quanto anche gli altri interpreti si muovono, nel finale, secondo le mie direttive. A potenziare questa sensazione è anche il cappotto/mantello che indosso che mi dà l’impressione di poter imprimere sul palco la mia personale aura.

Com’è avvenuta la decisione di intraprendere questo percorso al Balletto di Roma, essendo fuorisede, e come riesci a conciliare la tua passione con la lontananza da casa?

Io sono marchigiano ma vivo a Roma. Mi sono sempre sentito una persona abbastanza indipendente e in qualche modo sono riuscito a bilanciare la mia vita scolastica a quella artistica, anche se non vado alla ricerca della socialità perché la danza riesce a compensarla mettendomi sempre in relazione con gli altri. Per questo motivo la danza per me è un modo per comunicare e aprire le possibilità di conoscenza e collaborazione. La decisione di intraprendere questo percorso al Balletto di Roma è stata un po’ difficile. Ad avvicinarmi è stata la borsa di studio ricevuta dal coreografo Fabrizio Monteverde.

Cosa ti ha spinto, alla fine, ad accettare questa sfida e trasferirti a Roma?

Sinceramente all’inizio non ero intenzionato a venire ma a farmi cambiare idea e ad aprirmi gli occhi è stato un mio amico, dicendomi che queste opportunità non si presentano facilmente ed è anche un modo per staccarsi dal “nido” e cercare di volare un po’ con le proprie ali. Sono venuto a Roma perché innanzitutto il Balletto di Roma offre una formazione diversa rispetto alla mia, provenendo da uno stile differente, e in qualche modo mi completa come ballerino. Inoltre, stare qui a Roma, per me che sono una persona a cui piace entrare nelle community, è un modo per cercare altre opportunità ed entrare nel vivo della danza. Quindi grazie al Balletto di Roma sto crescendo dal punto di vista accademico e riconosco di essere abbastanza diverso da quando sono arrivato, grazie anche le opportunità concesse dai vari laboratori e lezioni con coreografi di diverso stile che penso siano molto stimolanti.

Cosa ti auguri per il futuro?

Per il mio futuro mi auguro di fare quest’arte la mia carriera e di poter continuare a fare quello che amo.