Intervista a Viola Alessi: otto anni di studio al Balletto di Roma

Dalla formazione accademica alle prime esperienze sul palco con la Compagnia.

Dalla prima audizione all’età di 12 anni fino ai suoi attuali 20, Viola ha vissuto pienamente ed intensamente ogni tappa del percorso formativo al Balletto di Roma. Sono stati anni di studio e crescita all’interno della scuola, che l’hanno portata a conquistare oggi le sue prime esperienze professionali con la Compagnia. Un percorso lungo, costante e coinvolgente che ha favorito una significativa crescita personale, una maggiore consapevolezza artistica, e una profonda maturazione, frutto della sua dedizione alla danza e del legame con la struttura che l’ha vista migliorare giorno dopo giorno. Di seguito, l’intervista a Viola Alessi:

Viola, raccontaci quando è cominciato il tuo percorso al Balletto di Roma.

Sono di Morlupo, un paese di provincia, e l’anno scorso mi sono trasferita qui a Roma. Ho cominciato il mio percorso al Balletto di Roma nel 2016, a 12 anni, e ho fatto l’audizione per entrare al terzo corso classico. Da lì è cominciato il mio percorso accademico proseguendo fino all’ottavo corso, l’anno in cui mi sono diplomata. Poi sono entrata nel Corso di Avviamento Professionale e attualmente sono al secondo anno. A gennaio 2025 mi hanno chiamato per iniziare un percorso parallelo al CAP insieme alla Compagnia, per capire come riuscissi ad ambientarmi e come potessi confrontarmi con il resto della Compagnia, scoprendo il lato artistico, oltre quello accademico. 

Com’è stato il tuo percorso e in quali progetti hai partecipato?

Sicuramente è stato un percorso formativo di grande cambiamento, un passo importante, e tutto il percorso è stato di grande miglioramento anche a livello umano. Ciò che mi ha aiutato di più, dopo il percorso accademico, è stato il Corso di Avviamento Professionale, mi ha dato tantissime possibilità. Durante il primo anno di CAP abbiamo fatto diversi progetti. Nel periodo dello spettacolo di fine anno sono venuti Miki Matsuse, che ci ha fatto lavorare in un estratto di “La Dernière Danse?”, e Tommaso Petrolo nel progetto “Sant’Anna”, molto diverso dal mio percorso formativo prevalentemente classico. Alla fine del primo anno, d’estate, ho lavorato al mio primo grande progetto intitolato “Gli Stati dell’Acqua” di Valerio Longo, portando una coreografia di 60 minuti. La sua continuazione è Garden, con cui abbiamo debuttato l’8 maggio in prima nazionale a Parma.

Nel dicembre 2024, abbiamo partecipato al programma Planetarium, un progetto ideato e realizzato dal Balletto di Roma, in cui abbiamo lavorato in vari laboratori con coreografi come, nel mio caso, Chiara Ameglio ne “La follia di Vivaldi” per due settimane 6 h al giorno, e in un’altra settimana con Emanuela Tagliavia.

Fai anche parte della Junior Company?

 A dicembre io e i miei compagni di corso abbiamo fatto l’audizione per entrare a far parte della Junior Company, proprio nel periodo in concomitanza con il progetto di Chiara Ameglio, per lavorare allo spettacolo “Coppelia” di Fabrizio Monteverde. Contemporaneamente a “Coppelia”, la direzione ha deciso, come dicevo prima, di farmi iniziare un percorso parallelo al CAP e alla Junior Company, con la Compagnia del Balletto, entrando a far parte del progetto “La Dernière Danse?” in scena il 14 giugno a Ravenna, e “Otello” in scena il 21 maggio a Parma.  Praticamente sono lì tutto il giorno, la mattina con la compagnia e il pomeriggio con le lezioni e la Junior Company. 

Quali qualità credi di avere e quali hai migliorato nel corso di questi anni di formazione?

Sono maturata tanto, dall’età di 12 anni fino adesso che ne ho 20 sono cambiate tante cose, soprattutto anche a livello lavorativo poiché mi sto approcciando con la Compagnia. La qualità che credo di avere è la presenza scenica, entro facilmente nella storia e nel mood delle produzioni, mi piace tanto ballare e credo si percepisca.

Fai parte del corpo di ballo di “Otello”? Come entri in contatto con la storia e i vari personaggi?

Si, in questa produzione ho la possibilità di far parte del corpo di ballo. Mi lascio trasportare dalla musica e, ovviamente, c’è stato uno studio dietro portandomi ad informarmi sulla storia e il rapporto tra i vari personaggi. Inoltre, mi hanno dato da studiare e guardare, come sostituzione, il ruolo di Desdemona. 

Mentre il tuo approccio con “Coppelia”?

È un lavoro un po’ diverso. L’approccio è sempre lo stesso, ovvero informarmi sulla storia, però “Coppelia” lo trovo un lavoro più semplice, fatto apposta per la Junior Company, e molto più giocato. Dovrò lavorare sicuramente la tecnica sperando di andare sempre migliorando, anche lo stile di Monteverde che ho cominciato da pochi anni, vorrei entrarci di più.

Parlami del coreografo Fabrizio Monteverde, com’è stato il tuo primo approccio con lui in sala?

Il mio primo incontro con Monteverde è avvenuto l’anno scorso perché abbiamo portato allo spettacolo di fine anno un estratto di Coppelia, la Mazurka. È stato bellissimo e interessante, anche perché sin da quando sono piccolina, al Balletto di Roma, ho sempre osservato il suo lavoro con la Compagnia, ed essendo il coreografo di gran parte del repertorio coreografico, mi stimola molto. Il suo stile mi piace tanto e credo che mi appartenga. Ora sto imparando “Giulietta e Romeo” e ho capito che è uno stile che mi piace tantissimo danzare.

Quali sono le tue prospettive future?

Spero tanto di continuare a lavorare con la Compagnia, sarebbe molto bello. Mi piacerebbe fare tante esperienze, soprattutto partecipare al tour estivo in Cina con la Compagnia.

Che cambiamento ritrovi lavorando insieme ai danzatori e alle danzatrici nella Compagnia?

Del lavoro di Compagnia, effettivamente, ho iniziato a pensare meno alla tecnica. Quando entri in un ambiente così devi fare uscire la tua artisticità; infatti, sto lavorando molto questo aspetto perché e ciò che viene richiesto. 

Cosa pensi dei tuoi otto anni al Balletto di Roma?

Nel mio percorso gli insegnanti sono stati molto d’aiuto, oltre a curare l’aspetto tecnico, cercano di tirar fuori la parte artistica. La signora Jorio lo diceva e lo dice sempre durante le lezioni, “deve uscire la vostra personalità” e questa cosa è stata di grande aiuto. Infatti, ora me lo sono ritrovata soprattutto lavorando insieme alla Compagnia perché sono in sala con persone e ballerini con più esperienza di me, quindi devo pedalare. Sono infinitamente grata a ciò che mi sta dando la struttura, perché da quando sono piccola mi ha dato la possibilità di studiare con insegnanti di un certo livello, migliorando la tecnica. Soprattutto da quando sono entrata al CAP, ho iniziato a lavorare a progetti con diversi coreografi, avvicinandomi sempre di più nell’ottica della professionalità. Il coreografo Valerio Longo mi ha dato tanto, anche sul mio aspetto emotivo, essendo io stessa molto sensibile ed ansiosa. Mi ha aiutato a lasciare ciò che tratteneva la mia artisticità, provando a tirare fuori le qualità che servono per raggiungere al meglio la professionalità.

Il testo è prodotto da Silvia Mucci, tirocinante presso il Balletto di Roma.