Summer School 2025: alla scoperta della storia e delle tecniche della danza

La tredicesima edizione della “Summer School – La Scuola continua”, si terrà nell’estate 2025, offrendo quattro settimane di formazione intensiva con 192 lezioni e 23 insegnanti, tra cui docenti della Scuola del Balletto di Roma e coreografi internazionali provenienti da accademie europee. In queste settimane si approfondiranno alcune tecniche di danza, a partire dalla tecnica classica-accademica.

Tra le forme più antiche, dopo la tecnica classica, c’è senza dubbio la modern dance, che ebbe origine nei primi anni del 1900, un secolo segnato da scoperte scientifiche, invenzioni e profondi cambiamenti politici e sociali. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la società avvertiva la necessità di esprimere lo smarrimento dell’individuo, portando al rifiuto delle tradizioni e al desiderio di esplorare nuove realtà e forme di espressione, come accaduto nel campo della danza. I cambiamenti significativi di quel tempo hanno introdotto l’evoluzione del balletto classico verso la sua modernizzazione, vedendo come protagonista la compagnia dei Ballets Russes, e l’avvio ad una e vera e propria rivoluzione della tecnica accademica, con l’emergere di una danza, libera dalle regole e convenzioni. Questa nuova forma di danza fu definita “danza libera” e vide tra le sue pioniere figure come Isadora Duncan (figura 1), Loie Fuller, Ruth St. Denis e Ted Shawn, che scoprirono una nuova espressione corporea.

Figura 1- Isadora Duncan, Courtesy Arnold Genthe
Con la seconda generazione si andò a delineare la cosiddetta “modern dance”, una danza che si opponeva alla tecnica classica, vicina all’emozione e al sentimento piuttosto che alla forma. Fu in questo contesto che nacquero le prime tecniche della danza moderna, grazie a personalità come Martha Graham, ma anche Doris Humphrey e Charles Weidman. Negli anni Cinquanta, la terza generazione di coreografi sentì la necessità di capovolgere i presupposti iniziali del percorso, prediligendo la forma piuttosto che il contenuto. È il caso di Merce Cunningham (figura 2), coreografo che realizzò la propria tecnica che egli stesso la definì codificata e trasmissibile, non in contrasto alla tecnica accademica ma che andasse oltre.

Figura 2- Merce Cunningham, NYPR archive collections
La sua tecnica prevede interpreti con corpi sottili ed allungati, delicati e leggeri, rapidi nei movimenti e nei cambi di direzione e di ritmo, forti negli equilibri, a piedi nudi con tutine aderenti. Il corpo contribuiva ad un impiego importante degli arti inferiori come quello degli arti superiori. Una peculiarità distintiva della sua metodologia fu sicuramente l’utilizzo dell’I Ching (Il Libro dei Mutamenti), insieme al suo partner artistico e musicista John Cage, che influenzò il suo processo creativo coreografico, basando le composizioni sulla casualità del luogo, della musica e della sequenza di movimenti. Questa scelta determinava la sua volontà di vedere la danza libera dai vincoli musicali e dalle strutture predeterminate, di favorire l’autonomia delle arti e di concepire la danza come puro movimento, esplorando le nuove concezioni di spazi come musei, strade ma anche movimenti quotidiani e l’immobilità.
Sulla scia di questa evoluzione, è possibile evidenziare la tecnica del floorwork, ampiamente utilizzata nella modern dance, come nel caso di Martha Graham (figura 3).

Figura 3- Martha Graham, Barbara Morgan, Archivi Underwoodage fotostock
La sua tecnica si fondava sull’utilizzo della respirazione nella contrazione (contraction) e rilassamento (release), e sull’idea che il movimento fosse correlato all’emozione. Il floor work, utilizzato anche nella stessa tecnica Graham, implica il contatto del corpo con il pavimento, favorendo una corretta respirazione e rilasciando ogni tipo di tensione muscolare. I movimenti esplorano la forza di gravità, includendo movimenti primordiali come scivolare, strisciare e rotolare. Questa tecnica viene spesso connessa alla “contact improvisation”, la cui la invenzione è stata associata al coreografo/performer Steve Paxton negli anni Settanta del 1900, una danza che nasce dall’interazione, dall’intuizione, creatività e collaborazione, in cui il danzatore è libero da schemi predefiniti esprimendo spontaneità e libertà di movimento.
Ad oggi, il panorama artistico continua a sorprenderci con lo sviluppo di nuove tecniche e forme coreiche, come nel caso del Gaga Movement Language, un linguaggio di movimento sviluppato da Ohad Naharin (figura 4) – ex direttore artistico del Batsheva Dance Company – concepito nel corso di molti anni, alimentato dalla continua curiosità e nella ricerca del movimento, sempre in continua evoluzione.

Figura 4-Ohad Naharin, Jack Mitchell Getty Images
Lo studio si focalizza sia sul gruppo che sull’individuo, puntando a migliorare la qualità del movimento, la comunicazione e l’interpretazione della coreografia. Inoltre, nell’immaginario artistico, si possono osservare altre forme di contaminazioni come nel caso della danza acrobatica, un settore che unisce gli elementi acrobatici della ginnastica artistica- il controllo, la flessibilità e l’atletismo- ai movimenti dinamici, eleganti ed espressivi della danza, il tutto accompagnato dalla musica e dal ritmo, favorendo l’integrazione tra la danza e l’acrobazia.
La studiosa Ada D’Adamo, in “Spazi per la Danza Contemporanea”, evidenzia la riflessione del filosofo Jean-Marc Adolphe riguardo la definizione di “danza contemporanea”, sulla sua evoluzione e sul suo collocarsi nel contesto storico. Ciò che emerge dalla riflessione è che la danza contemporanea è nata nei primi anni Ottanta del 1900 in Europa, a seguito dei movimenti rivoluzionari del ’68. Il coreografo contemporaneo si riconosce come tale a partire dalla sua unicità come autore. Pertanto, il termine “contemporaneo” non si riferisce ad una specifica caratteristica stilistica o l’impiego di varie tecniche corporee, piuttosto alla tendenza ad utilizzare linguaggi corporei differenti per esprimere la propria visione del mondo.

Se siete curiosi di scoprire le tecniche e gli insegnanti che vi accompagneranno nel vostro percorso di studio durante le lezioni della Summer School, visitate la nostra pagina dedicata.
Il testo è prodotto da Silvia Mucci, tirocinante presso il Balletto di Roma.