“Glitch: here we go again”: Matilde Valente, danzatrice del C.A.P., racconta la sua esperienza

Seguiamo in questi giorni le prove di “Glitch: here we go again”, il progetto ideato dal Network Anticorpi XL – Prove d’Autore e realizzato in residenza al Balletto di Roma dalla coreografa Giselda Ranieri: il brano, interpretato dai danzatori che attraversano il C.A.P. del Balletto di Roma, andrà in scena a Ravenna, il 19 settembre, in occasione di Ammutinamenti Festival 2020. A parlarci della sua esperienza, oggi, è Matilde Valente, protagonista della nuova creazione insieme ai colleghi del Corso di Avviamento Professionale.

Danzatrice brillante, da sempre interessata ad ampliare il suo bagaglio artistico, Matilde svela le tappe di un intenso percorso di formazione che l’ha portata, da giovanissima, a trasferirsi nella Capitale per iniziare gli studi al Balletto di Roma: “Sono nata a Vibo Valentia, dove ho iniziato la mia formazione a cinque anni frequentando una scuola della mia città. – racconta – A differenza di molti non saprei dire con esattezza per quale motivo mi sia avvicinata alla danza: probabilmente ne sentivo la ‘necessità’ e credo abbia influito anche il fatto che le mie sorelle facessero già danza. Fin da piccola ho studiato tecnica classica per poi sperimentare e approfondire altri stili come l’hip hop, il contemporaneo e modern. A tredici anni mi sono trasferita a Roma, con mia sorella, per poter studiare in modo professionale al Balletto di Roma: da allora, è iniziato un percorso stupendo che mi ha fatto crescere nel tempo, a livello artistico e personale. Questo è ormai il sesto anno che risiedo a Roma e che frequento la struttura: ho seguito i corsi accademici della Scuola di Danza, sotto la direzione di Paola Jorio, e ho poi intrapreso il percorso del CAP”.

Che tipo di esperienza è quella del CAP? Com’è relazionarsi con pratiche di studio/lavoro professionale, vista anche la vicinanza degli artisti della Compagnia del Balletto di Roma?

“Purtroppo, ho potuto vivere per poco tempo l’esperienza della prima annualità perché, poco dopo l’inizio, i corsi sono stati improvvisamente interrotti – lo scorso marzo – a causa dell’emergenza Covid. Già nelle poche settimane frequentate è stato tuttavia evidente il passaggio dai regolari corsi accademici al nuovo percorso che ci ha permesso, da subito, di entrare nel mondo professionale offrendoci l’opportunità di lavorare con artisti, maestri e coreografi ospiti; tra loro, anche alcuni degli interpreti storici dell’ensemble del Balletto di Roma con i quali abbiamo lavorato sull’ampio repertorio della Compagnia”.

Come mai hai scelto di intraprendere questo percorso? Cosa ti aspetti e cosa senti di aver appreso fino ad oggi?

“Ho scelto di dedicarmi a questo percorso perché sono certa che mi farà crescere molto, come danzatrice e performer, ma anche a livello personale. L’obiettivo è quello di prepararci, nel modo più completo possibile, all’attuale mondo del lavoro, affrontando vari stili e coreografie della danza contemporanea. E personalmente, in particolare con questi giorni di lavoro in sala per la preparazione del nuovo progetto, mi sono resa conto di quanto sia formativo avere un approccio diretto al mondo professionale, immergendosi nella pratica creativa di coreografi attivi sulla scena italiana e internazionale della danza”.

In questi giorni, voi danzatori del CAP siete coinvolti nelle attività della compagnia in occasione della residenza creativa di Giselda Ranieri. Con la coreografa, state dando vita a “Glitch: here we go again”, brano che andrà in scena il 19 settembre a Ravenna e di cui sarete i protagonisti: un’esperienza nuova che vi stimola a confrontare le vostre esperienze, incrociando sguardi, pensieri e visioni. Com’è stato l’incontro con l’autrice Giselda Ranieri?

“È stato per me emozionante: per il tipo di esperienza professionale che stiamo affrontando in sala e anche in vista del debutto al Festival Ammutinamenti. Al primo incontro con Giselda Ranieri ero inizialmente tesa, ma allo stesso tempo mi sentivo impaziente di iniziare per apprendere il più possibile da questa esperienza nuova”.

Puoi darci qualche anticipazione sul lavoro che avete impostato in sala insieme a Giselda Ranieri?

“Il tipo di lavoro che stiamo facendo è molto specifico e si articola a partire da precise indicazioni della coreografa in cui ognuno degli interpreti mette del proprio. La coreografia mette in risalto le singole personalità, quindi in qualche modo siamo anche noi parte attiva della composizione. Nel corso delle prove abbiamo sperimentato più di un brano musicale: tra questi, una cover di ‘Cheap Thrills’ di Sia eseguita dai Vitamin String Quartet, un quartetto d’archi che richiama il nostro stesso quartetto; e poi la base della canzone ‘It’s oh so quiet’ di Björk. C’è da sottolineare che la musica svolge, in questo lavoro, un ruolo particolare di ‘accompagnamento’ perché durante la coreografia siamo anche noi interpreti a ‘creare’ i suoni nonostante ci sia una base di sottofondo… Un utilizzo molto originale che sveleremo presto al pubblico”.

Qual è il tuo stato d’animo a pochi giorni dal debutto del 19 settembre ad Ammutinamenti Festival?

“Prepararsi a questo debutto è certamente impegnativo: sono ovviamente tesa, come sempre accade prima di un’esperienza nuova e in un contesto importante, ma sono anche emozionata e allo stesso tempo davvero felice per tutto quello sto imparando in questo momento. Il palcoscenico non potrà che arricchire e completare questa fantastica esperienza”.

Com’è stato tornare in sala studio dopo i mesi di lockdown?

“È stato bello, strano e inatteso: nel momento in cui finalmente ho potuto danzare in sala mi sono sentita libera e mi è sembrato, davvero, di ‘essere tornata a casa’. Il mio approccio alla danza, nel corso degli ultimi mesi, è cambiato perché mi sono resa conto realmente di quanto sia per me importante esprimermi attraverso la danza. Tornare in scena sarà dura ma sarà come scoprire un intero mondo con occhi nuovi”.

Quali sono i tuoi obiettivi nel campo della danza?

“Il mio obiettivo principale è quello di poter ballare il più possibile e di riuscire a trasformare la mia passione nel mio lavoro. Non importa dove, non importa in quale ruolo: quello che desidero è danzare”.