“Glitch: here we go again”: Simone Manzato, danzatore del C.A.P., racconta la sua esperienza

“Glitch: here we go again”: Simone Manzato, danzatore del C.A.P., racconta la sua esperienza
Raccontiamo oggi il ‘dietro le quinte’ del progetto “Glitch: here we go again” – ideato dal Network Anticorpi XL per l’azione Prove d’Autore e realizzato in residenza al Balletto di Roma da Giselda Ranieri – ascoltando le parole di Simone Manzato, danzatore del C.A.P. BdR, impegnato nelle scorse settimane nella preparazione del lavoro presentato, il 19 settembre, al Festival Ammutinamenti di Ravenna.
In questa intervista ci parla della recente esperienza creativa e interpretativa, ma anche del suo percorso di formazione, delle emozioni al rientro in sala dopo il lockdown e degli obiettivi professionali futuri.

Il cammino di Simone nel mondo della danza è iniziato anni fa nella sua città; poi, la scelta di trasferirsi da giovanissimo a Roma per intraprendere un percorso di studi professionale: una decisione coraggiosa che rivela la sua profonda passione per il balletto, attività a cui si dedica da sempre con disciplina ed entusiasmo. “Sono nato a Treviso, ma vivo a San Donà di Piave in provincia di Venezia; – racconta – Mi sono avvicinato alla danza a dieci anni, nella Scuola Ouverture di Musile di Piave, studiando inizialmente danza moderna e successivamente anche tecnica classica. Nell’anno in cui frequentavo la terza media ho deciso di affrontare l’audizione per il Balletto di Roma: dopo aver superato la selezione, l’anno successivo, a quattordici anni, mi sono trasferito a Roma iniziando gli studi a livello professionale. Già nella stagione 2017/18 ho avuto la possibilità di fare esperienza di palcoscenico partecipando agli spettacoli della Junior Company del Balletto di Roma. Contemporaneamente alla danza, porto inoltre avanti i miei impegni scolastici e quest’anno frequenterò il quinto superiore”.

Dopo aver seguito i corsi accademici della Scuola del Balletto di Roma, Simone è stato selezionato dalla direzione artistica per far parte del C.A.P., un percorso speciale che gli consente di essere coinvolto nelle attività della Compagnia ampliandone l’organico. Un’esperienza diversa rispetto a quella scolastica, che da una parte gli sta richiedendo un maggiore impegno, anche in termini di ore di lavoro e presenza in sala, ma che gli sta anche regalando nuove occasioni per maturare dal punto di vista tecnico, stilistico ed espressivo.
“Il CAP è un corso di avviamento al lavoro che ci permette di integrarci gradualmente nel mondo professionale della danza. La differenza con i regolari corsi accademici sta proprio nel differente approccio, allo studio, alla sala prove e alla performance: ti aiuta ad individuare o ricercare un tuo personale stile di danza, quello che più ti rappresenta, e nello stesso tempo ti stimola a conoscere vari linguaggi e stili coreografici, così come i brani e i pensieri degli autori che li hanno creati. Un lavoro di approfondimento e crescita che mi ha portato a scegliere, con convinzione, questo percorso”.

In particolare, ad entusiasmare Simone è la recente avventura creativa di Anticorpi accanto alla coreografa Giselda Ranieri, con la quale ha lavorato assiduamente, durante i dieci giorni di residenza, per la costruzione del brano “Glitch: here we go again”. Insieme a tre dei suoi colleghi del C.A.P., è da poco tornato di nuovo in palcoscenico, dopo la lunga pausa dovuta al lockdown. Un debutto importante in uno dei principali festival italiani, ma anche simbolicamente un nuovo inizio e un ulteriore passo verso i suoi obiettivi.
“L’incontro con Giselda Ranieri è stato molto interessante e direi anche emozionante – rivela a proposito del primo giorno di prove con la coreografa – Da subito, con lei, abbiamo iniziato un lavoro di condivisione, focalizzandoci anche sulle nostre esperienze vissute durante la quarantena. Abbiamo poi appreso che la performance trattava in parte anche di questo, pur articolandosi in maniera originale in diverse direzioni”.

Tornato finalmente in sala e in palcoscenico, ricorda come un periodo malinconico quello passato lontano dalla danza: “Abbiamo seguito con costanza e impegno le lezioni online e questo è stato molto utile: ho sentito però una forte nostalgia della sala e mi rendo conto oggi di quanto la mia passione si sia ulteriormente rafforzata”.
A proposito del debutto al Festival Ammutinamenti, Simone confessa: “Si tratta di un contesto molto serio ed importante: ovviamente c’è stata un po’ di emozione… non vedevo l’ora di tornare in scena!”. Sui prossimi obiettivi, nessun dubbio: “Nel mio futuro vedo ovviamente la danza contemporanea, come interprete ma anche, se sarà possibile, come coreografo perché trovo estremamente emozionante l’idea di creare un intero balletto!”.