Danzare la Performance. Il racconto di Saltare / Girare

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Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo’ di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.
Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farsi sfuggire.

Saltare / Girare, questi i gesti quotidiani presi in esame lo scorso 29 ottobre nella Sala Guido Reni del MAXXI per l’ultimo incontro del 2016 del progetto Danzare la Performance. A guidare il pubblico in quest‘occasione la studiosa di danza Gaia Clotilde Chernetich e il danzatore del Balletto di Roma Francesco Saverio Cavaliere. Attraverso una serie di riferimenti alla storia della danza e esempi pratici, i due hanno mostrato come queste azioni siano presenti in diverse espressioni artistiche giungendo all’arte a partire dalla quotidianità, così come accade nei versi della poetessa Wislawa Szymborska sopra riportati o nell’ambito della perfomance e della coreografia.

Estendendo il concetto di girare fino alla circolarità, i due professionisti hanno ripercorso le origini di questo movimento facendo riferimento alla fisica, alla natura fino ad arrivare all’arte. Il girare proprio della natura (la traiettoria dei corpi celesti, la rotazione e la rivoluzione) trova la sua origine nella circolarità dell’universo e manifestazione negli elementi quotidiani che, dallo sbocciare dei fiori al movimento dei nostri arti, trovano forma anche nella danza.

Larga parte delle danze popolari si svolgono in cerchio e la presenza di questo elemento è rintracciabile fino al balletto classico e alla danza contemporanea: dalle danze di corte del XVIII secolo, che mostrano un andamento circolare sin dai primi esempi di notazione coreografica, fino al corpo di ballo nella danza classica che spesso assume una disposizione a semicerchio, e ancora oltre, nelle curve della danza libera e contemporanea. Quest’ultima è spesso animata da movimenti a spirale, come nei lavori del coreografo Akram Khan, o da una struttura di base che sfrutta il cerchio come linea guida o come traiettoria da rompere. Fra gli esempi citati, troviamo diverse opere di Anne Teresa De Keersmaeker, che ha fatto della dimensione circolare la base di alcuni dei suoi più grandi lavori come in “Fase. Four Movements to the Music of Steve Reich”, in cui la circolarità viene sperimentata come centro della danza e della musica.

L’azione del girare ritorna in molte discipline artistiche sotto varie forme, sperimentando per ogni tecnica la rotazione del corpo sul proprio asse. Nel balletto classico questo tipo di ricerca trova forma nelle pirouettes e nei tour, che combinano spesso salto e giro, ma è possibile anche trovare forme di meditazione che adoperano la rotazione, come la danza dei dervisci rotanti che fanno girare il corpo in un unico blocco per un lungo lasso di tempo.

Distaccandosi dalla dimensione mistica ma utilizzando la stessa tecnica, l’artista Alessandro Sciarroni ha sperimentato nel suo “Turning” cosa succede, a lungo andare, ad un corpo che ruota su se stesso. Esperimento svolto proprio all’interno del MAXXI, nel dicembre 2015, con i danzatori del Balletto di Roma; fra loro anche Francesco Saverio Cavaliere: “Girare ti libera se c’è la volontà e la costanza di farlo ripetutamente. È un lavoro faticoso, ma con l’allenamento ad un certo punto sembra che sia la stanza a girare e che tu sia fermo. Diventa una sensazione liberatoria che può far provare emozioni inaspettate”.

Passando all’azione del ‘saltare’, Chernetich e Cavaliere mostrano come il corpo sospeso affascini ogni tipo di espressione artistica, dalle foto del Dalì Atomicus di Philippe Halsman in cui degli oggetti appesi al soffitto trasmettono la sensazione che tutto rimanga sollevato da terra, ai diversi tipi di salto sperimentati nelle discipline della danza. L’energia che il corpo utilizza per elevarsi dal suolo permette di sconfiggere la forza di gravità, almeno per un istante. I due esperti mostrano come il salto nella danza possa differenziarsi a seconda della disciplina e della finalità del movimento. Ad esempio, il salto trattenuto in aria della danza classica, che fa quasi pensare che il danzatore voglia rimanere sospeso, si allontana radicalmente dal salto con baricentro basso della danza contemporanea, decisamente in caduta.

A fine incontro, il danzatore del Balletto di Roma ha ripercorso la legazione iniziale che andava a toccare le varie tappe della lezione, lasciando al pubblico libero spazio per improvvisare sui due gesti presi in esame, saltando, girando o unendo i due movimenti.

Un progetto fuori dalle righe, un’occasione formativa e divertente per sperimentare la ricerca che muove la danza: “Sono felice di aver preso parte a questo progetto – ha commentato Francesco Saverio Cavaliere a proposito della sua partecipazione a Danzare la Performance – anche perché mi ha dato modo di conoscere Gaia Chernetich. Abbiamo studiato molto insieme, ci siamo confrontati e consigliati a vicenda. Per trovare la chiave di questo progetto ci siamo aiutati diventando l’uno l’occhio esterno dell’altro. Abbiamo cercato di creare qualcosa che non fosse solo una conferenza o un workshop, ma che mirasse ad un legame empatico con il pubblico. In questo genere di incontri in cui c’è del tempo da condividere insieme, che sia ascoltare o danzare, alla base di tutto ci deve essere la voglia di condividere. Per me, come danzatore, è stato un ‘mettermi in gioco’ e riscoprire me stesso. Ho avuto sensazioni molto positive e qualcuno, nel pubblico, mi ha persino confidato di volersi iscrivere ad un corso di danza”.

In chiusura, le parole dell’ideatrice di Danzare la performance Anna Lea Antolini: “Voglio ringraziare chi ha creduto in questo progetto ‘inusuale’. Vi abbiamo chiesto di sdraiarvi, di divertirvi, di liberarvi, di osservare stili di danza differenti. È stato un mese denso, faticoso e molto divertente per cui ringrazio i miei compagni di viaggio e tutti i partecipanti”.