Giselle, un sogno ad occhi aperti

Un altro martedì, un altro giorno della settimana per la rubrica dedicata a Giselle. Questa volta un articolo che viene dalla Francia: Philippe Noisette ci parla di Giselle come di un sogno ad occhi aperti…

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Se mi chiedessero qual è il cardine del balletto, direi che secondo me Giselle è un sogno ad occhi aperti: con una prima parte che finisce in tragedia, e una seconda che si accartoccia sul fantastico e sul tema della redenzione. Di questi, Giselle fa parte, potremmo dire, di tutti i livelli, di tutti i piani sequenza, nel senso cinematografico del temine. Che sia tra i suoi pari, i contadini, che sia davanti ai nobili, e poi davanti alla morte. Tra queste sequenze c’è l’incontro con Albrecht, cioè il sogno, la menzogna, l’incubo.
Questo aspetto rende Giselle un balletto femminista? Non ne sarei così sicuro. Ma in ogni caso, Giselle è una di quelle eroine che riuniscono tutte le donne in sé stesse. Giselle è romanticismo e dramma. È danza e tableau vivant. È luce e oscurità.

giselle-sogno-ad-occhi-aperti-noisette La storia stessa di Giselle poi – il balletto che trionfa a Parigi e sparisce per poi rinascere in una versione arricchita da Marius Petipa a San Pietroburgo circa 20 anni dopo, prima di conoscere riletture successive – racconta un secolo (e più!) di danza. Ma Giselle è eterna, attuale, fissa? Non possiamo non pensare a una versione molto audace, quella di Mats Ek, il coreografo svedese che approfondisce la follia.
È ancora Giselle ma è anche un’altra donna.
Ci sarà anche una Giselle creola, quella di Frederic Franklin.
È sempre Giselle ma è anche un’altra donna.
Giselle ci parla come pochi personaggi del balletto sanno fare, come una piccola musica triste e a volte bella.

Philippe Noisette